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Villa Pojana, Miniscalchi-Erizzo, Bettero

Storia

La villa è commissionata a Palladio dal vicentino Bonifacio Poiana. Probabilmente il progetto risale al finire degli anni '40 e i lavori sono terminati entro il 1563, quando è compiuta la decorazione interna eseguita per mano dei pittori Bernardino India e Anselmo Canera e dello scultore Bartolomeo Ridolfi.

Sia nei Quattro Libri sia nei disegni autografi palladiani, la villa viene sempre trattata come parte di un globale progetto di riorganizzazione e regolarizzazione dell'area attorno ad ampi cortili. Di tale progetto tuttavia è stata costruita solamente la lunga barchessa a sinistra della villa, con capitelli dorici ma intercolumni tuscanici.

Sembra che Palladio ricerchi qui la logica utilitaria dell'architettura termale antica, con un linguaggio straordinariamente sintetizzato nelle forme e astratto, quasi metafisico. L'assenza di ordini e di parti in pietra lavorata (se non nei portali della loggia) deve avere assicurato una globale economicità nella realizzazione dell'opera.

La Villa, costruita lontano dalla strada, rispetto alla pianura sorge con una base che comprende un seminterrato.

Architettura

La facciata anteriore, di carattere limpido ed essenziale e priva di qualsiasi elemento decorativo, è articolata nella parte centrale che sporge leggermente rispetto alle due laterali, dominata da un frontone senza base e caratterizzata dalla presenza della serliana arricchita da un telaio a semicerchio con cinque oculi. Le parti laterali sono perforate da tre finestre posizionate simmetricamente in corrispondenza di ciascun piano sul quale si eleva il corpo della villa.

Al centro del timpano, i cui vertici sono sormontati da tre statue,  che rappresentano la Pittura, la Scultura e l'Architettura, è ancora possibile intravedere il segno di una grande apertura dove gli stemmi araldici in pietra della famiglia Pojana avrebbero dovuto essere posizionati, come un tempo era stato previsto dal progetto. La parete è ancora oggi ornata da un reticolo inciso sull'intonaco.

La facciata posteriore ripropone lo schema della facciata anteriore; se da una parte le numerose finestre tolgono all'opera parte della sua unità strutturale, dall'altra tutto risponde ad esigenze di ordine pratico poichè esse permettono alla luce di invadere gli spazi interni. Anche su questa facciata la serliana ha funzione decorativa.

Decorazioni e affreschi

Lungo una grande scalinata dove sorgono due statue di Antonio Albanese raffiguranti Giove e Nettuno e che risalgono all'anno 1658, si accede alla loggia, decorata con affreschi di uno stile commemorativo e moralistico. Sul portale c'è il busto di Bonifacio Pojana, sopra al quale si trovano gli stemmi e i trofei militari; di fronte, gli stemmi della famiglia Da Porto, alla quale apparteneva Piera, la donna di Bonifacio.

Nell'ottagono centrale del soffitto è rappresentata un'allegoria della Fortuna che divulga i simboli delle professioni, della ricchezza e dell'onore. La Celebrità che porta la tromba è rapprersentata nel medaglione a sinistra e nella lunetta c'è un'allegoria della Virtù che respinge il vizio. Sfortunatamente il medaglione sul lato opposto è illeggibile, mentre nella lunetta a destra l'allegoria della Prudenza è rappresentata mentre colpisce il falsario. Nei pennacchi alcune divinità fluviali sono state, al contrario, rappresentate monocromatiche.

Gli spazi interni sono strutturati secondo un sistema simmetrico: l'ingresso rettangolare, l'ampia sala centrale, due ripostigli, due sale quadrate e, per ultime, le due sale rettangolari. La loro tipologia può essere paragonata a quella delle strutture termali dei Romani.

Ai lati della sala centrale si trovano le scale che permettono un collegamento rapido con i diversi piani dell'edificio. Le sale del primo piano, dopo ciò che disse Palladio, furono ornate "con dipinti e stucchi molto belli da Messer Bernardino India e Messer Anselmo Canera, pittori veronesi, e da Messer Bartolomeo Rodolfi, scultore veronese".

La sala centrale appariva ampia e molto chiara: sopra le porte d'ingresso, troviamo i motivi decorativi dei cinque oculi che si aprono ad est, ciechi nel lato opposto. Sulla volta c'è un medaglione con le divinità olimpiche riunite attorno a Giove e, nei due rettangoli, sono rappresentati Mercurio con Proserpina e Bacco con Cere.

Al centro del terreno c'è un'apertura in pietra lavorata che permette l'ingresso dell'aria fresca proveniente dal seminterrato per ventilare il primo piano nelle calde giornate d'estate.

Il Camerino delle Grottesche è dipinto in modo molto elegante con tre belle grottesche che isolano sullo sfondo bianco immagini di animali, oggetti, piante, putti alati che rimandano ad una visione dionisiaca della vita. Nelle tre lunette si trovano paesaggi bucolici con antiche rovine e sullo sfondo raffigurazioni di città.

Dalla sala successiva di forma quadrata, è possibile cogliere, con una veduta d'insieme, l'allineamento delle sale situate lungo l'asse principale del corpo della villa, che permettono così di ingrandire con un effetto ottico le dimensioni dell'edificio. L'affresco centrale sullo sfondo monocromo, che è recentemente emerso durante il restauro, rappresenta Diana e Apollo.

La sala "degli imperatori" è l'ambiente meglio conservato di tutta la villa. La ricchezza delle decorazioni e dei temi ci permette di apprezzare la storia della famiglia Pojana e la funzione stessa della Villa. La commissione, di origine militare, rende comprensibile in effetti il carattere austero dell'architettura e influenza inoltre il tema iconografico degli affreschi che decorano la villa. Sui muri, incorniciati da due false colonne ioniche, sono dipinte otto nicchie con imperatori romani, mentre tra le due porte si trova la rappresentazione di una cerimonia di un sacrificio; di fronte, il camino, ha sfortunatamente cancellato gran parte degli affreschi che vi si trovavano. I tre medaglioni sulle porte contenevano alcune rappresentazioni esemplari della magnanimità di Cesare. Sulla parte superiore possiamo osservare dodici scene della vita di Cesare: le sue imprese militari, i suoi trionfi, la sua vita eroica. Sul soffitto c'è la rappresentazione di un Consiglio degli dei. Bisogna notare i falsi marmi dei telai così come i marmi delle piastre decorative sulle finestre. Allo stesso modo, meritano di essere visitati i granai, da dove è possibile avere un'ampia veduta sulla campagna circostante; il seminterrato molto articolato fu utilizzato anche come magazzino per la frutta della campagna riservata al tavolo del signore.

All'esterno dell'edificio non resta più nulla del giardino che ornava i dintorni della villa dove Bonifacio, secondo Palladio, "non mancò di realizzare tutti gli ornamenti e tutti i confort possibili per rendere questo luogo bello, piacevole e confortevole".

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